UPDATE:

“Donne e finanza: ritratto delle donne italiane tra inclusione e gender gap”, lo studio di Mastercard che indaga il rapporto tra donne e finanza

Redazione

Il 7 marzo Mastercard ha rivelato i risultati dello studio “Donne e finanza: ritratto delle donne italiane tra inclusione e gender gap” presso la Clubhouse di CEOforLife a Roma in occasione di un evento organizzato in collaborazione con PWN Rome. La ricerca indaga su come le donne italiane si relazionano con il denaro e gestiscono le loro finanze nel quotidiano, dalle abitudini di spesa alla familiarità con le nuove tecnologie impiegate nel settore.

Crediamo che non esista progresso economico senza inclusione, e questo è ancora più vero in un’economia sempre più digitale. […] Come Mastercard, il nostro ambizioso obiettivo è quello di includere un miliardo di persone nell’economia digitale entro il 2025, insieme a 50 milioni di micro e piccole imprese e 25 milioni di donne imprenditrici. ”, commenta Michele Centemero, Country Manager Italia di Mastercard.

Dai sondaggi emerge come la maggior parte delle donne siano focalizzate a raggiungere l’indipendenza economica, nonostante il 74,9% – che non si sente di averla ancora raggiunta – lo ritenga un obiettivo incerto; si verifica, inoltre, uno shift notevole intorno alla soglia dei 40 anni, in quanto la spinta all’emancipazione proviene soprattutto dalle donne tra i 25 e i 39. In particolar modo, la disponibilità di denaro ha particolare rilevanza per la costruzione di risparmi e la gestione delle spese e degli investimenti, rappresentando, così, uno strumento fondamentale per liberarsi dall’incertezza economica.

Viene evidenziata, inoltre, l’influenza del gender gap: il 66,4% delle intervistate è consapevole della maggiore indipendenza finanziaria per gli uomini e ne individuano le principali cause nel lavoro non retribuito (58,3%) e nel divario delle paghe in base al genere (50%).

Dallo studio attuato da Mastercard, si riscontrano non solo percentuali di impiego maggiori per gli uomini in generale, ma soprattutto una quantità di donne minore in posizioni più remunerative: “La partecipazione delle donne nel mercato del lavoro è ancora troppo bassa, soprattutto se guardiamo agli altri paesi” dice Cristiana Rampazzi, Responsabile dei programmi di educazione finanziaria per le donne di Banca d’Italia, e aggiunge: “Il divario di genere si rileva anche rispetto ai livelli di cultura finanziaria. È arrivato il momento di cambiare.”

Tra le spese che le donne tendono a prediligere, emergono, soprattutto in seguito agli anni di pandemia, quelle di stampo esperienziale (67%).In quanto a investimenti, il più importante risulta essere l’acquisto di una casa (35,6%), seguito dagli investimenti legati al benessere e mantenimento della propria famiglia (31,7%); si nota, inoltre, come quest’ultima categoria di spese rappresenti per quasi i tre quarti delle donne (rapporto che cresce ulteriormente all’aumentare dell’età) la più ingente uscita ad eroderne i risparmi. Difatti, dallo studio emerge che il 16,1% delle intervistate non può permettersi di crearsi risparmi di alcun tipo, mentre a riuscire a mettere da parte il 5% del proprio stipendio sono poche di più.

Viene presa in esame allo stesso modo la dimestichezza con le nuove tecnologie per  la gestione delle finanze; le applicazioni bancarie e, soprattutto, l’online banking, appaiono come le soluzioni tecnologiche favorite dalle donne intervistate, le quali ne apprezzano in particolar modo la comodità e velocità d’uso.

Tuttavia, le conoscenze tecnologiche non sembrano essere sempre viste come una priorità: la metà delle donne, infatti, avrebbe delle conoscenze base, mentre quasi un quinto afferma di non sapere nulla in materia; questo si rende più evidente per concetti come investimenti, tasse, nuove app di digital banking e mutui; “La mia esperienza sul tema mi ha fatto capire che la narrativa dell’insegnamento delle materie STEM potrebbe essere utilmente rinnovata.” argomenta Paola Soccorso, Consigliere Ufficio Studi Economici CONSOB: “abbiamo organizzato una serie di incontri con docenti della scuola primaria e avviato un focus group per capire come portare contenuti di questo tipo nelle classi.”

Condividi

articoli correlati