Il nostro obiettivo è quello di rendere il benessere qualcosa di estremamente semplice e che sia in grado di immergersi nel migliore dei modi nella quotidianità. I problemi sono due: il primo è legato al pensare che prendersi cura del proprio benessere non sia una cosa semplice, per un problema spesso di know-how, il secondo riguarda il pensare che le abitudini salutari debbano essere costanti e non abbiamo un ritorno “domani”, come se fosse un domani che non ci appartiene”. Matteo Musa, CEO & Co-founder FitPrime.
Questi i problemi che Fitprime si impegna a risolvere per i propri clienti attraverso un approccio fondato su tre pillar fondamentali: il pillar fisico perché prendersi cura del proprio corpo può trasmettere quel senso di positività che permette di affrontare meglio le sfide della quotidianità; il pillar mentale, e il pillar ambientale con il quale si intende un ambiente sociale in cui si trova l’individuo.
Fitprime, inoltre, ha dichiarato la sua ambizione di voler aiutare anche le aziende a rendere il wellbeing facile, costruendo prodotti che permettano alle persone di prendersi cura di sé in modo flessibile ed anche attraverso soluzioni che siano in grado di immergersi nella quotidianità. Il focus è rivolto verso il movimento inteso come strumento di salute e con cui l’azienda cerca di guidare grandi e piccole organizzazioni in questo percorso di cambiamento e sensibilizzazione. Attualmente 45 grandi aziende italiane si affidano a Fitprime per i loro programmi di Wellbeing, con un totale di 200.000 dipendenti totali gestiti, con l’obiettivo di promuovere la cultura del benessere e spingere le persone verso il cambiamento. Tra i vari aspetti, il pillar fisico, grazie a due dei prodotti di punta dell’azienda, quali Fitprime Places e Fitprime Smart, spicca come il più importante.
Il ruolo che Fitprime vorrebbe giocare attraverso l’iniziativa di CEOforLife è quello di mettere a fattor comune le esperienze acquisite e proporsi come parte attiva del progetto, supportando grandi realtà che con le loro azioni impattano indirettamente sul contesto sociale, e così facendo, perseguire uno dei punti dell’agenda 2030: ridurre di un terzo la mortalità prematura da malattie non trasmissibili attraverso la prevenzione e promuovere benessere e salute mentale.