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Il futuro dell’automotive in Italia

Redazione

di Laura Iannello

Con le dimissioni dell’amministratore delegato del gruppo Stellantis Carlos Tavares aumenta la preoccupazione per il futuro dell’industria dell’auto in Italia. Fra i commenti di politici e sindacalisti non pochi hanno ricordato le polemiche seguite all’audizione di Tavares di fronte alle commissioni riunite “Attività produttive” della Camera e “Industria” del Senato, tenutasi nella sala del Mappamondo di Montecitorio lo scorso 11 ottobre. In quella sede Tavares aveva innanzitutto rivendicato la bontà della fusione tra FCA e PSA, in grado, a suo avviso, di dar vita ad un gruppo con le dimensioni tali da reggere le sfide del mercato globale e garantire standard di qualità elevati. Aveva poi fatto notare l’inevitabile aumento dei costi dovuti alla transizione verso l’elettrico, e, passando al mercato italiano, aveva evidenziato costi produttivi troppo elevati, dovuti in primis al costo dell’energia a livelli doppi rispetto alle altre nazioni. A corollario di queste dichiarazioni aveva esortato il governo a promuovere l’acquisto di veicoli elettrici con incentivi e sussidi. Le reazioni politiche non si erano fatte attendere: da destra e da sinistra tutti i partiti avevano chiesto chiarezza sui piani industriali dell’azienda, e sulla tutela dei posti di lavoro, criticando la mancanza di impegni chiari nelle parole di Tavares.
Stesse reazioni riscontriamo oggi, a livello politico. Le critiche bipartisan non si limitano alla figura dell’ex amministratore delegato ma coinvolgono l’intera politica industriale del gruppo Stellantis, e chiamano in causa il presidente John Elkann, il quale, secondo l’opinione di molti parlamentari, avrebbe il dovere morale di riferire in Parlamento sulle prospettive del suo gruppo industriale.
A questo riguardo il leghista Gusmeroli, presidente della Commissione attività produttive della Camera, ha oggi dichiarato che Elkann, da lui contattato telefonicamente, ha rinviato un’eventuale audizione parlamentare alla chiusura del tavolo di confronto aperto con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, prevista dopo la metà di dicembre. In un quadro a tinte fosche che coinvolge il settore automotive a livello europeo, visti anche i problemi del gruppo VAG in Germania, si annuncia un compito difficile per il governo nel tentativo di salvaguardare l’occupazione in un settore chiave dell’industria italiana.

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