Alle prese con un rallentamento della produzione nella ultima parte dell’anno, le imprese italiane si trovano a valutare i recentissimi provvedimenti del Governo in ambito fiscale. Nella Manovra di bilancio, viene inserita l’Ires premiale, misura che era stata richiesta da Confindustria, allo scopo di incentivare l’investimento in azienda degli utili di bilancio.
L’Ires premiale, riduce l’aliquota fiscale dal 24 al 20 per cento sulla base di determinate condizioni: in primo luogo l’obbligo di mantenere l’80 per cento degli utili in azienda reinvestendone in beni strumentali il 30 per cento, e la rinuncia alla cassa integrazione negli anni 2024-2025 se non a causa di eventi straordinari non imputabili all’impresa. L’impresa dovrà inoltre mantenere un livello occupazionale non inferiore alla media del triennio precedente, e garantire assunzioni a tempo determinato in più pari almeno all’1 per cento del numero dei lavoratori. Sulla base delle prime simulazioni effettuate, si può comunque ipotizzare che il parametro fondamentale per calcolare l’effettivo risparmio fiscale sarà l’ammontare del reddito d’impresa dell’esercizio 2025.
Nella legge Concorrenza, pubblicata il 17 dicembre in Gazzetta Ufficiale è inserita una misura che prevede per le Casse previdenziali private e i Fondi pensione l’investimento in Fondi per il Venture capital almeno il 5 per cento dell’ammontare dell’anno precedente, quota destinata a salire al 10 per cento nel 2026.
Da questa misura il governo si attende una crescita degli investimenti nelle start-up innovative dagli attuali 200 milioni fino a 2 miliardi, con l’obiettivo di aiutare la crescita e il consolidamento di queste imprese come già avviene su scala europea e oltreoceano.
Sta invece suscitando molta preoccupazione fra le imprese del Meridione, la cessazione degli sgravi sul costo del lavoro prevista per fine 2024. Infatti a fine anno scadrà l’incentivo della “decontribuzione Sud”. La ministra del Lavoro, Marina Calderone ha assicurato la riproposizione in Manovra dell’emendamento per le Pmi che garantisce ai datori di lavoro l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali, esclusi i premi Inail. Tale misura, valida per Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna deve ottemperare al Trattato dell’Unione Europea sugli aiuti in regime “de minimis”.
Risulterebbe quindi molto difficile ottenere le stesse condizioni dall’Unione anche per le grandi imprese, in quanto si configurerebbe come aiuto di stato. Da parte degli industriali del Sud il giudizio è unanime: la decontribuzione del lavoro è risultata essere il provvedimento chiave per la crescita industriale registrata dal Sud negli ultimi tempi, e ha contribuito a consolidare la filiera produttiva delle piccole e grandi imprese meridionali.