Il cambiamento climatico rappresenta una delle più grandi sfide mai affrontate dalla società e una priorità assoluta del settore real estate. In linea con l’attuale tasso di riscaldamento, la Terra subirà un aumento della temperatura di 1,5°C entro il 2052, con conseguenze disastrose sull’ecosistema (report IPCC, 2021), come risultato diretto delle emissioni generate dall’uomo. Il settore immobiliare è un primario responsabile del riscaldamento globale, in quanto causa del 38% di queste emissioni (28% da emissioni operative e 10% da materiali e costruzioni).
La crescente attenzione del mercato verso questa tematica e la necessità di intraprendere piani di decarbonizzazione determinano per le aziende una forte correlazione tra la performance ESG e i risultati di business nel lungo periodo, tanto che la sostenibilità è diventata un elemento portante della strategia di crescita di realtà come JLL.
JLL è stata una delle prime aziende a firmare il Climate Pledge, impegnandosi a raggiungere il net-zero in tutte le sue aree di intervento, compresi gli edifici gestiti per i clienti, entro il 2040, dieci anni in anticipo rispetto a quanto stabilito nell’Accordo di Parigi. Con l’intenzione di garantire massima trasparenza relativamente al proprio impegno, JLL ha annunciato il proprio percorso di decarbonizzazione durante COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, di cui è stata uno degli High Level Climate Champions.
In questa sede, JLL ha presentato i dieci Green Building Principles, sviluppati insieme al World Economic Forum, che mirano a sostenere la transizione dei portafogli immobiliari in tutti i settori, asset class e aree geografiche. Un piano d’azione da realizzare a livello globale, adattabile sulla base dei differenti contesti locali, che offre una guida per implementare obiettivi di sostenibilità e parametri di riferimento.
Uno degli aspetti più complessi del processo di decarbonizzazione riguarda la quantificazione dei risultati ottenuti, secondo dei benchmark condivisi. JLL è una delle poche aziende nel mondo ad essersi prefissata dei target “science-based” certificati, in linea con il livello di riduzione di emissioni richiesto affinché la temperatura globale non aumenti oltre 1.5°C.