di Laura Iannello
L’intenzione del governo è quella di potenziare i fondi pensione privati complementari, strumenti di risparmio che vanno ad integrare la pensione del sistema pubblico erogata dall’Inps. L’adesione avviene su base esclusivamente volontaria, e i fondi complementari sono sottoposti a regola più stringenti rispetto ad altri strumenti di risparmio. Possono essere di due tipi: chiusi, cioè accessibili solo ad alcune categorie di lavoratori, oppure aperti senza limitazioni. Nel caso di approvazione della nuova norma i dipendenti avrebbero 6 mesi di tempo per decidere se lasciare il TFR maturato dentro la loro azienda, oppure destinarlo direttamente ad un fondo pensione. Se il lavoratore non dovesse esprimersi, sulla base del principio del silenzio-assenso, trascorsi i sei mesi l’ammontare del TFR verrebbe trasferito automaticamente ai fondi previsti dal contratto nazionale di lavoro, o in alternativa a quelli di categoria. Ad oggi, nelle aziende con più di 50 dipendenti, il TFR se non versato in un fondo complementare viene destinato ad un fondo dell’Inps.
Da segnalare, fra gli emendamenti evidenziati, i voucher proposti dalla maggioranza per le iscrizioni alle scuole paritarie. Tra le proposte dell’opposizione: il finanziamento di 520 milioni fino al 2027 per la Metro C di Roma.