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Meloni: «Cittadini chiedono Europa più concreta e meno ideologica»

Marco Mammini

Alla vigilia del primo Consiglio europeo della nuova legislatura, la premier Giorgia Meloni ha parlato alla Camera. «Dal 16 luglio si insedierà il nuovo parlamento, il frutto delle indicazioni espresse nelle urne dai cittadini dei 27 stati membri dell’Unione. Da quelle elezioni, possiamo e dobbiamo trarre importanti indicazioni. La più importante delle quali, ancora prima del voto dei cittadini, l’hanno data i partiti: tutte le forze politiche hanno sostenuto la necessità di un cambiamento nelle politiche europee. Tutti hanno concordato sul punto che l’Europa deve intraprendere una direzione diversa rispetto a quella percorsa finora».

E, secondo Meloni, ciò bisogna farlo anche per la disaffezione dimostrata dai cittadini: «In Italia è andato a votare il 48,3% degli aventi diritto. Il dato più basso di sempre e con una partecipazione che, per la prima volta, scivola sotto il 50%. È un fenomeno che non può lasciare indifferente il parlamento e le classi dirigenti europee, che oggi sembrano tentate da nascondere la polvere sotto il tappeto».

«La percezione degli italiani e degli europei» ha proseguito la presidente del Consiglio, è «di un’Unione troppo invasiva: che pretende di imporre ai cittadini cosa mangiare, quale auto guidare e molti aspetti che riguardano la vita quotidiana. E, mentre cerca di fare questo, con il rischio di omologare culture, tradizioni e specificità geografiche e sociali, rimane più debole nella sua capacità di incidere sugli scenari globali, di avere autorevolezza e credibilità nelle aree di crisi, di avere una politica di sicurezza estera e comune, di controllare le sue catene di approvvigionamento fondamentale, con il risultato di rendersi sempre più vulnerabile agli shock esterno».

Allora, per Meloni, la sfida odierna dell’Unione è «di ripensare le sue priorità, il suo approccio, la sua postura. La risposta a questo declino sia nella necessità di fare meno e meglio. Concentrarsi su poche grandi materie, sulle quali gli stati nazionali non possono competere da soli e lasciare decidere agli stati nazionali su ciò che non ha bisogno di essere centralizzato. Il nuovo presidente della Commissione Europea dovrebbe immaginare una delega specifica alla sburocratizzazione, dando un segnale immediato del cambio di linea che intende imprimere».

E, poi, sul tema flussi migratori, Meloni ha detto: «l’approccio italiano si ritrova nell’agenda strategica che indica come priorità della UE la difesa dei suoi confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa e l’impegno di stroncare il business disumano dei trafficanti di esseri umani, che lucrano nel legittimo desiderio di persone di cercare condizioni di vita migliori di quelle che hanno. L’immigrazione irregolare di massa non verrà mai fermata se non si coinvolgono nella lotta di origine e di transito». Così come è emerso che, sulla difesa comune europea, «è fondamentale accelerare la strada verso una politica industriale comune nella settore della difesa, aumentando la collaborazione tra i nostri campioni nazionali in una logica di sovranità europea».

Nel corso del suo discorso, la premier ha anche affermato che la priorità del governo italiano sarà riportare in Europa «il giusto rispetto per chi vive e lavora nella natura. Imprenditori che, negli anni, sono stati colpiti da provvedimenti normativi furiosamente ideologici». E, a questo proposito, ha ricordato la «disumana morte di Satnam Singh. Una morte orribile per il modo atroce in cui si è verificata, ma ancora di più per l’atteggiamento del suo datore di lavoro, che è il volto dell’Italia peggiore. La vergogna del caporalato è lungi dall’esser sconfitta, nonostante gli sforzi compiuti dai governi di diverso colore. Non intendiamo smettere di combatterla».

In conclusione, Meloni ha avvertito che «se vogliamo rendere un buon servizio all’Europa, dobbiamo avere massima considerazione delle indicazioni arrivate dai cittadini con il voto. I cittadini chiedono un’Europa più concreta e meno ideologica. L’errore che si sta per compiere con l’imposizione di questa logica e di una maggioranza fragile, e destinata ad avere difficoltà nel corso della legislatura, è un errore importante».

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